La profezia di Bill Gates sul coronavirus nel 2015? No! Al contrario, è stato fin troppo ottimista!
Da qualche giorno circola attraverso i social l’ennesimo caso in cui Bill Gates viene associato all’epidemia, ormai pandemia, del nuovo Coronavirus. Teorie di complotto su di lui e sulla fondazione Bill e Melinda Gates non mancano, ne avevamo parlato in un precedente articolo, ma il suo intervento TED del 2015 risulta affascinante e le testate italiane hanno deciso di darne risalto.
Il Tempo titola «L’inquietante profezia di Bill Gates nel 2015: un virus ucciderà milioni di persone», Il Riformista «La profezia di Bill Gates del 2015: “Un virus ucciderà 10 milioni di persone”». Segue anche Leggo, ma siamo in ritardo perché all’estero se ne parla da diversi giorni (qui un tweet del 6 marzo) e rilanciato il 13 marzo da Buzzfeed.
Doti da veggente? No! Da realista
Bill Gates non si sta comportando come la delinquente Sylvia Browne, la fantomatica «veggente» autrice di un libro dove avrebbe predetto la diffusione del virus che stiamo affrontando. Niente giri di parole tipiche dei truffatori alla Nostradamus, Gates da anni è impegnato nel campo della ricerca e della prevenzione come dimostra nello stesso intervento a TED nel 2015 spiegato negli articoli dell’epoca. Tra i più completi possiamo citare quello di Vox dal titolo «The most predictable disaster in the history of the human race».
Bill Gates, come riportato da Vox nel 2015, si pone la domanda – in maniera forse ossessiva – su come potrebbero essere uccisi milioni di esseri umani «nei prossimi 20 anni». Un’enorme esplosione vulcanica? Un terremoto gigantesco? Una guerra nucleare? C’è qualcosa che, rispetto a certi scenari, potrebbe abbattersi con maggiore probabilità: la diffusione di un virus.
Gates, nel suo intervento, descrive i problemi del sistema di prevenzione e risposta a livello mondiale, prevenzione e risposta che vediamo piuttosto nei film di Holliwood rispetto alla realtà, e per farlo porta l’esempio negativo dell’epidemia di Ebola nel 2014 in Africa:
La mancanza di preparazione potrebbe permettere alla prossima epidemia di essere terribilmente più devastante dell’Ebola.
Gates mostra un modello di previsione basato sui dati dell’influenza spagnola del 1918, in modo tale da comprendere la serietà del problema:
Ovviamente considera alcuni fattori: nel 1919 non c’erano tutti gli attuali benefici della scienza e della tecnologia. Non c’erano Internet, i cellulari, mappe satellitari, ma tutto questo non dovrebbe farci abbassare la guardia. «Bisogna essere pronti», dice Gates.
Le critiche di Gates e la mancanza di un «sistema»
Durante l’intervento del 2015 al Technology, Entertainment, and Design (TED) Gates mostra l’immagine di un virus dell’influenza come pericolo più probabile di morte a confronto di un conflitto nucleare:
Oggi il più grande rischio di catastrofe globale non è più questo [mostra la foto di un fungo atomico]. È più simile a questo, invece [mostra la foto di un virus dell’influenza].
Se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone, nei prossimi decenni, è più probabile che sia un virus altamente contagioso piuttosto che una guerra. Non missili, ma microbi.
Dopo aver mostrato l’immagine del virus inizia a illustrare il problema: non siamo preparati. Non solo, Gates critica anche l’uso dei fondi pubblici indicando in questo uno dei motivi del rischio:
In parte il motivo è che abbiamo investito cifre enormi in deterrerenti nucleari. Ma abbiamo investito pochissimo in un sistema che possa fermare un’epidemia. Non siamo pronti per la prossima epidemia.
Infatti, il suo intervento pone il problema della prevenzione e dell’essere pronti ad affrontare eventi simili o addirittura peggiori di quelli vissuti in Africa nel 2014.
Gates invita ad osservare ciò che è avvenuto con il caso Ebola partendo da un punto fondamentale: l’assenza totale di un «sistema» capace di affrontare una situazione del genere:
Vediamo l’Ebola. Sono sicuro che ne avete letto tutti sui giornali, tante sfide difficili. L’ho seguito attentamente attraverso gli strumenti di analisi dei casi che usiamo per monitorare l’eradicazione della polio. Se osservate quello che è successo il problema non era che il sistema non funzionava. Il problema era l’assenza totale di un sistema. Di fatto, mancano alcuni elementi chiave abbastanza ovvi. Non avevamo un gruppo di epidemiologi pronti a partire, che sarebbero andati, avrebbero controllato il tipo di malattia e il livello di diffusione. I rapporti sui casi sono arrivati tramite i giornali. Sono stati messi online con molto ritardo ed erano estremamente imprecisi. Non avevamo un team medico pronto a partire. Non avevamo modo di preparare la gente.
Il troppo ottimista Bill Gates
Per Gates, in sintesi, la gestione dell’Ebola stata «un fallimento globale» e per fortuna Medici Senza Frontiere si è impegnato nell’affrontare e arginare il fenomeno. Verso la fine del video cerca di riportare un po’ di speranza, ma è stato fin troppo ottimista:
Di fatto, se c’è una cosa positiva dell’epidemia di Ebola è che può servire come avvertimento, da campanello di allarme per prepararci.
Di fatto non siamo stati pronti ad affrontare una nuova epidemia. Ci si è dimenticati forse troppo presto dell’Ebola, la gestione del Covid-19 non è stata ottimale e rischiamo di dover affrontare tutti gli errori commessi a tutti i livelli, dal singolo cittadino ai capi di Stato.
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